sabato 1 novembre 2025

I tre volti della paura – Mario Bava

ci sono film che resistono alla prova del tempo, come questo.

i tre episodi sono tratti da racconti di Anton Chekhov, Aleksei Tolstoy e Guy de Maupassant, sono racconti che fanno paura, come mostra Mario Bava.

è un film amato dappertutto, a ragione, il titolo in inglese è Black Sabbath (quel gruppo metal inglese ha preso il nome dal titolo del film).

i tre episodi sono completamente diversi e ugualmente memorabili, il male vince sempre, vedere per credere. 

buona (indimenticabile) visione - Ismaele

 

  

QUI si può vedere il film completo

 

 

I tre volti della paura è un trittico magistralmente diretto ed eccellentemente congegnato. La pellicola non risente minimamente del tempo che è trascorso. Il suo smalto, il brivido che percorre la schiena ogni volta che si ammira quest’opera, sono rimasti immutati.

Non è semplicemente un film horror, è una finestra sul genio visivo e narrativo di Mario Bava. Il regista era abilissimo nel plasmare l’angoscia attraverso l’estetica e la suggestione.

Si articola in tre racconti distinti, ognuno capace di sondare una sfumatura diversa del terrore. Fa da filo conduttore una proverbiale coerenza stilistica, assolutamente inconfondibile, e una palpabile atmosfera di inquietudine

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Il senso di disagio e inquietudine che si prova al termine è il necessario preambolo al ribaltamento ironico-grottesco del celebrato finale con Boris Karloff, dove con un colpo di genio e un'autoironia magistrale vengono svelati i "trucchi del mestiere" e la finzione soggiacente al film. Mettere paura è un gioco, il cinema stesso è (implicitamente) un gioco. Se Bava è stato solo un "mestierante" - come a lungo hanno snobisticamente sostenuto i critici nazionali - certo non c'è mai stato nella storia del cinema un mestierante tanto capace di coniugare talento e luciditàstraordinariamente creativo nella padronanza del mezzo, ma anche spirito incline ad approfondire l'aspetto ludico del cinema, a giocare con le convenzioni, a mettere in discussione le regole codificate con la libertà che soltanto la produzione "di genere" poteva offrire, e con il gusto dell'ironia e della dissacrazione che solo gli Autori più consapevoli possiedono.

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…In conclusione, I tre volti della paura è un caposaldo delle antologie horror nonché del dell’horror in generale. Un titolo imperdibile, ancora oggi attuale e da recuperare ad ogni costo per qualsiasi amante del cinema fantastico. Con questo suo lavoro Bava conferma un talento smisurato e una versatilità non comune, l’ennesimo tassello di una filmografia quanto mai attuale.

Due curiosità finali: a fine visione, c’è una squisita chicca metacinematografica che svela l’inganno del cinema 50 anni prima gli extra degli odierni supporti digitali. Infine, il titolo americano del film è Black sabbath, che funse da ispirazione a Ozzy e Tony Iommi per il nome della loro nascente band: i Black Sabbath.

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Quando il cinema italiano fa scuola.
Bava realizza un lavoro che in realtà si basa su tre racconti i quali sfruttano diversi aspetti dell'ambito horror. Il primo è un concentrato di suspance basato in realtà su pochissimi elementi che saranno poi ripresi in una quantità immensa di film (la voce roca ed alterata, il telefono che squilla in continuazione, il molestatore che sembra essere nella stessa stanza della vittima), il secondo è il classico film di vampiri, molto gotico e basato sull'espressività dei protagonisti (non a caso, spicca qui Boris Karloff) mentre l'ultimo è a mio avviso l'episodio più riuscito, misto di medianità e horror che fa ampio uso del make-up e di qualche manichino debitamente acconciato. Tecnica da vendere dunque ed un approccio alla storia singolare ed interessante con un Karloff che introduce e chiude la scena parlando direttamente allo spettatore e mostrando i trucchi del mestiere nel finale; a conferma che qui si fa davvero scuola del cinema e di alto livello. Davvero curioso scoprire che la band di Ozzy Osbourne prese il suo nome dalla versione inglese di questo film.

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Diciamoci la verità: andando a chiedere a caso alla gente chi è Mario Bava, secondo voi la maggioranza lo conosce? Ma potrei anche chiedere chi è Lucio Fulci, Antonio Margheriti,Riccardo freda,Joe D'Amato (oddio, forse qualcuno che ha vissuto negli anni 70/80 se lo ricorda...). Quelli che li conoscono, tra cui io, siamo debitori di Quentin Tarantino: nelle sue varie conferenze stampa ha citato alcuni di questi film dei registi sopraelencati, tra cui zombie 2 e questo, I TRE VOLTI DELLA PAURA, la cui struttura lo ha ispirato per il suo capolavoro PULP FICTION. Tornando alla domanda principale, questi registi sono stati quasi dei rivoluzionari nella cinematografia horror, tanto che in America sono molto più conosciuti (e anche più apprezzati). Soffermandoci su Mario Bava, si dice abbia inventato il sottogenere Slasher, col suo SEI DONNE PER L'ASSASSINO (l'assassino è quello della foto del mio profilo) attraverso i guanti e la veste nera, ed è un film forse un pò datato, ma che mi è piaciuto moltissimo. Sul film di questa recensione potrei dire quasi la stessa cosa, ma con una differenza: come disse il figlio del regista, Lamberto Bava, questa pellicola potrebbe anche essere uscita ieri...gli effetti sono pecorecci (e Bava lo dimostrerà anche in un finale geniale e autocoscienzioso), ma d'altronde siamo nel 1963; tuttavia, se vogliamo parlare dell'atmosfera che ci dona, possiamo affermare che in pochi film è stata tale: tre episodi di pura suspence e orrore, tratti da tre racconti di Tolstoj, Chekhov e Maupassant (anche se altre fonti affermano Snyder)...il primo,IL TELEFONO, è tensione, il secondo,I WURDALAK, sono vampiri (turchi), e il terzo,LA GOCCIA D'ACQUA, una specie di zombie. All'inizio e alla conclusione troviamo Boris Karloff, icona dell'horror (soprattutto per aver interpretato il primo Frankenstein), che ci spiega l'avventura che affronteremo.

Non so se tutti potranno apprezzarlo come me, visti gli effetti a cui siamo abituati oggi, ma vi assicuro che è comunque un bellissimo film, che a me non ha per niente annoiato. Lo consiglio vivamente agli amanti dell'horror.

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I tre volti della paura è costituito da due segmenti che visti al giorno d’oggi potrebbero sembrare scontati e quasi noiosi ma che al tempo erano quasi avanguardistici e seminali per le tematiche che affrontavano e un episodio che è un piccolo capolavoro del cinema thrilling. Chi si considera fanatico dei generi che il film nei suoi tre episodi tratta dovrebbe dare per lo meno un occhio a I tre volti della paura per rendere Bava il giusto merito della sua opera. Poi può piacere o non piacere, esaltare o annoiare, ma bene o male I tre volti della paura è un film con cui gli amanti dell’horror e del thriller italiano (e non) devono fare i conti.

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…Los tres segmentos nos acercan una antología excelente, terrorífica y por momentos muy sensual que se sirve de lo sobrenatural y lo prosaico por igual para señalar el carácter pérfido y atroz del ser humano, pero sin dejar de lado los intentos del amor por hacer la diferencia, restituyendo algo de piedad y comprensión al reino de los conflictos mortales, y hasta recurriendo a algún que otro chispazo de humor negro de la mano de un Karloff muy inspirado que también compone al “maestro de ceremonias” del film, en esencia haciendo de sí mismo y llegando al comentario metadiscursivo y astuto en un epílogo maravilloso en el que luego del cierre de la última faena lo vemos despidiéndose mientras alerta a los espectadores sobre la presencia de espectros a su alrededor y descubrimos que está montando un caballo falso en un set y que una retahíla de miembros del equipo técnico simulan desplazamiento con sombras, un ventilador y ramas cual árboles del camino que subrayan la ilusión de fondo.

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