ci sono film che resistono alla prova del tempo, come questo.
i tre episodi sono tratti da racconti di Anton Chekhov, Aleksei Tolstoy e Guy de Maupassant, sono racconti che fanno paura, come mostra Mario Bava.
è un film amato dappertutto, a ragione, il titolo in inglese è Black Sabbath (quel gruppo metal inglese ha preso il nome dal titolo del film).
i tre episodi sono completamente diversi e ugualmente memorabili, il male vince sempre, vedere per credere.
buona (indimenticabile) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
…I tre volti della paura è un trittico magistralmente
diretto ed eccellentemente congegnato. La pellicola non risente minimamente del
tempo che è trascorso. Il suo
smalto, il brivido che percorre la schiena ogni volta che si ammira
quest’opera, sono rimasti immutati.
Non è semplicemente un film horror, è una finestra sul
genio visivo e narrativo di Mario Bava. Il
regista era abilissimo nel plasmare l’angoscia attraverso l’estetica e la
suggestione.
Si articola in tre racconti distinti, ognuno capace di
sondare una sfumatura diversa del terrore. Fa
da filo conduttore una proverbiale coerenza stilistica, assolutamente
inconfondibile, e una palpabile atmosfera di inquietudine…
…Il senso di disagio e inquietudine che si prova al termine è il necessario
preambolo al ribaltamento ironico-grottesco del celebrato finale con Boris
Karloff, dove con un colpo di genio e un'autoironia magistrale vengono svelati
i "trucchi del mestiere" e la finzione soggiacente al film. Mettere
paura è un gioco, il cinema stesso è (implicitamente) un gioco. Se Bava è stato solo un "mestierante" -
come a lungo hanno snobisticamente sostenuto i critici nazionali - certo non
c'è mai stato nella storia del cinema un mestierante tanto capace di coniugare talento e lucidità: straordinariamente creativo nella padronanza del mezzo, ma anche spirito incline ad approfondire l'aspetto ludico del cinema, a giocare con le convenzioni, a mettere in discussione le
regole codificate con la libertà che soltanto la produzione "di
genere" poteva offrire, e con il gusto dell'ironia e della dissacrazione che solo gli Autori più consapevoli
possiedono.
…In conclusione, I
tre volti della paura è un caposaldo delle antologie horror nonché del
dell’horror in generale. Un titolo imperdibile, ancora oggi attuale e da
recuperare ad ogni costo per qualsiasi amante del cinema fantastico. Con questo
suo lavoro Bava conferma un talento smisurato e una versatilità non comune,
l’ennesimo tassello di una filmografia quanto mai attuale.
Due curiosità finali: a fine visione, c’è una squisita chicca
metacinematografica che svela l’inganno del cinema 50 anni prima gli extra
degli odierni supporti digitali. Infine, il titolo americano del film è Black
sabbath, che funse da ispirazione a Ozzy e Tony Iommi per il nome della loro
nascente band: i Black Sabbath.
Quando il cinema italiano fa scuola.
Bava realizza un lavoro che in realtà si basa su
tre racconti i quali sfruttano diversi aspetti dell'ambito horror. Il primo è
un concentrato di suspance basato in realtà su pochissimi elementi che saranno
poi ripresi in una quantità immensa di film (la voce roca ed alterata, il
telefono che squilla in continuazione, il molestatore che sembra essere nella
stessa stanza della vittima), il secondo è il classico film di vampiri, molto
gotico e basato sull'espressività dei protagonisti (non a caso, spicca qui Boris
Karloff) mentre l'ultimo è a mio avviso l'episodio più riuscito, misto di
medianità e horror che fa ampio uso del make-up e di qualche manichino
debitamente acconciato. Tecnica da vendere dunque ed un approccio alla storia
singolare ed interessante con un Karloff che introduce e chiude la scena
parlando direttamente allo spettatore e mostrando i trucchi del mestiere nel
finale; a conferma che qui si fa davvero scuola del cinema e di alto livello.
Davvero curioso scoprire che la band di Ozzy Osbourne prese il suo nome dalla
versione inglese di questo film.
Diciamoci la verità: andando a chiedere a caso alla gente chi è Mario
Bava, secondo voi la maggioranza lo conosce? Ma potrei anche chiedere chi è
Lucio Fulci, Antonio Margheriti,Riccardo freda,Joe D'Amato (oddio, forse
qualcuno che ha vissuto negli anni 70/80 se lo ricorda...). Quelli che li
conoscono, tra cui io, siamo debitori di Quentin Tarantino: nelle sue varie
conferenze stampa ha citato alcuni di questi film dei registi sopraelencati,
tra cui zombie 2 e questo, I TRE VOLTI DELLA PAURA, la cui struttura lo ha
ispirato per il suo capolavoro PULP FICTION. Tornando alla
domanda principale, questi registi sono stati quasi dei rivoluzionari
nella cinematografia horror, tanto che in America sono molto più conosciuti (e
anche più apprezzati). Soffermandoci su Mario Bava, si dice abbia inventato il
sottogenere Slasher, col suo SEI DONNE PER L'ASSASSINO (l'assassino è quello
della foto del mio profilo) attraverso i guanti e la veste nera, ed è un film
forse un pò datato, ma che mi è piaciuto moltissimo. Sul film di questa
recensione potrei dire quasi la stessa cosa, ma con una differenza: come disse
il figlio del regista, Lamberto Bava, questa pellicola potrebbe anche essere
uscita ieri...gli effetti sono pecorecci (e Bava lo dimostrerà anche in un
finale geniale e autocoscienzioso), ma d'altronde siamo nel 1963;
tuttavia, se vogliamo parlare dell'atmosfera che ci dona, possiamo affermare
che in pochi film è stata tale: tre episodi di pura suspence e orrore, tratti
da tre racconti di Tolstoj, Chekhov e Maupassant (anche se altre fonti
affermano Snyder)...il primo,IL TELEFONO, è tensione, il secondo,I WURDALAK,
sono vampiri (turchi), e il terzo,LA GOCCIA D'ACQUA, una specie di zombie.
All'inizio e alla conclusione troviamo Boris Karloff, icona dell'horror
(soprattutto per aver interpretato il primo Frankenstein), che ci spiega
l'avventura che affronteremo.
Non so se tutti potranno apprezzarlo come me, visti gli effetti a cui
siamo abituati oggi, ma vi assicuro che è comunque un bellissimo film, che a me
non ha per niente annoiato. Lo consiglio vivamente agli amanti dell'horror.
…I tre volti della paura è costituito da due segmenti che visti al giorno
d’oggi potrebbero sembrare scontati e quasi noiosi ma che al tempo erano quasi
avanguardistici e seminali per le tematiche che affrontavano e un episodio che
è un piccolo capolavoro del cinema thrilling. Chi si considera fanatico dei
generi che il film nei suoi tre episodi tratta dovrebbe dare per lo meno un
occhio a I tre volti della paura per rendere Bava il giusto merito della sua opera. Poi può
piacere o non piacere, esaltare o annoiare, ma bene o male I tre volti della paura è un film con cui gli amanti dell’horror e del thriller
italiano (e non) devono fare i conti.
…Los
tres segmentos nos acercan una antología excelente, terrorífica y por momentos
muy sensual que se sirve de lo sobrenatural y lo prosaico por igual para
señalar el carácter pérfido y atroz del ser humano, pero sin dejar de lado los
intentos del amor por hacer la diferencia, restituyendo algo de piedad y
comprensión al reino de los conflictos mortales, y hasta recurriendo a algún
que otro chispazo de humor negro de la mano de un Karloff muy inspirado que
también compone al “maestro de ceremonias” del film, en esencia haciendo de sí
mismo y llegando al comentario metadiscursivo y astuto en un epílogo
maravilloso en el que luego del cierre de la última faena lo vemos
despidiéndose mientras alerta a los espectadores sobre la presencia de
espectros a su alrededor y descubrimos que está montando un caballo falso en un
set y que una retahíla de miembros del equipo técnico simulan desplazamiento
con sombras, un ventilador y ramas cual árboles del camino que subrayan la
ilusión de fondo.
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