una banda di professionisti viene ingaggiata da un riccone per riportare la moglie (Claudia Cardinale) a casa, dice lui che era stata rapita da un bandito messicano.
i professionisti fanno il loro lavoro al meglio e riportano la donna a casa, ma non tutto è come sembra.
ottimi attori, buon ritmo, un film che merita.
buona (rivoluzionaria) visione - Ismaele
"La rivoluzione è sempre uguale. Si tratta di buoni contro
cattivi. Bisogna vedere chi sono i buoni..."
I Professionisti (The Professionals, 1966) è a mio
avviso uno dei migliori western di sempre. Lo vidi per la prima volta da
ragazzino e me ne innamorai subito, per via della storia avvincente e delle
belle scene d'azione, oltre che per via di una bellissima ed indomita Claudia
Cardinale. Ma soltanto dopo varie visioni ti accorgi di quanto sia un film
politico, nel vero senso del termine. I due personaggi interpretati
magnificamente da Burt Lancaster e Lee Marvin sono due sconfitti. Hanno
partecipato alla rivoluzione messicana ed hanno perso. Essi "incarnano le
delusioni e le miserie di tutta una generazione", sono i figli di
un'America liberale che di lì a poco scoprirà davvero quanto sia difficile
poter portare avanti le proprie idee. Così, si fanno assoldare da un ricco
americano per ritrovare la propria moglie, rapita (apparentemente) da un loro
vecchio compagno di lotta. L'apparenza è un altro tema importante: niente è
come sembra. I due se ne renderanno conto ancora una volta, ma questa volta
sapranno fare la scelta giusta. Ed è proprio il finale a ribaltare tutto e a
non cambiare niente, perchè i due possiedono ancora intatta la loro coerenza.
Richard Brooks è stato un regista straordinario, molto sottovalutato. Ma penso
che questo sia davvero il suo capolavoro, poichè lo ha diretto e
scritto in maniera straordinaria, con dialoghi magnifici, malinconici
("La rivoluzione è come una grande avventura d'amore: al principio sembra
una dea, una causa santa. Ma, come tutti gli amori, ha un nemico implacabile:
il tempo. E allora uno la vede com'è realmente. La rivoluzione non è una dea,
ma una baldracca: non è mai stata pura, mai santa, mai perfetta") ed un
reparto attoriale da far venire la pelle d'oca. Cosa si può chiedere di più ad
un western?
"Tu sei un bastardo!", dice nel finale Ralph Bellamy a Lee
Marvin, mentre i quattro mercenari liberano finalmente la moglie. E Marvin
replica: "E' vero, ma io ci sono nato, mentre lei... lei si è fatto da
solo!" Applausi.
Un western senza tempo con uno stile anomalo e un messaggio
rivoluzionario ancora piu'anomalo.Il quartetto di mercenari è semplicemente
magnifico:Lancaster,Ryan,Marvin,Strode creano dei personaggi che rimangono bene
impressi nella memoria come dall'altra parte è memorabile l'indomita Cardinale
e il rivoluzionario innamorato Palance.I personaggi sono complessi,con una
forte connotazione d'ambiguita e forse è proprio questa la carta vincente del
film.Il finale,poi,una vera chicca con un messaggio politico letteralmente
inequivocabile
…Con “I professionisti” Richard Brooks torna al western dopo dieci
anni (nel 1956 aveva diretto “L’ultima caccia”) e gira quello che probabilmente sarà il suo
capolavoro. Partendo dal romanzo “A Mule for the Marquesa” di Frank O’Rourke, Brooks trasforma un’idea
di base molto sfruttata al cinema (un gruppo di “mercenari” che si avventurano
in territorio ostile per salvare una donna prigioniera di un crudele rapitore)
in un film maturo e complesso, ricco di notazioni morali e politiche, che offre
una disincantata riflessione sul fallimento degli ideali di un’intera
generazione, sulle logiche distorte del potere rivoluzionario, qualsiasi esso
sia (“La rivoluzione è sempre uguale. Si tratta dei buoni contro i cattivi. C’è
solo un dubbio: quali sono i buoni.”) e sull’impossibilità “di rifugiarsi dietro l’asetticità
professionale di chi si preoccupa solo di eseguire il proprio lavoro” [Paolo Mereghetti]. In questo senso “I professionisti”
è un film che rifiuta categoricamente qualsiasi facile manicheismo o soluzione
a buon mercato…
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