Bobby (Jack Nicholson) vive la sua vita libera, lavora quando serve, ha una fidanzata, e altre donne, ama la sua libertà, ma non sa bene cosa fare.
poi gli dicono che il padre sta morendo, e torna a casa, per qualche giorno, poi di più.
e sappiamo tante cose, era un pianista di talento, ma non sopportava l'oppressione della e nella sua benestante famiglia d'origine, ed era fuggito, vivendo una vita completamente diversa rispetto a quella che avrebbe voluto il padre per lui.
e alla fine, quando si sente legato, continua a fuggire.
nessuno è davvero libero, e bisogna ricominciare da capo.
quello che impressiona del film è quanto sia vivo ancora oggi, e sincero, e le interpretazioni sono perfette, quella di Jack Nicholson ancora di più.
la prigione della famiglia, del lavoro, di una relazione duratura costringono all'evasione Bobby, a sua volta inquieto portatore di una solitudine esistenziale senza soluzione.
un piccolo grande film da non perdere, se uno si vuole bene.
QUI si può vedere il film completo, in italiano
Uno splendido inno all'anticonformismo,una luce accecante
sullo spirito contraddittorio sugli anni a cavallo tra i Sixties e i
Seventies,senza la rabbia tipica di quegli anni ma solo descrivendo la
confusione dei sentimenti e la ricerca di qualcosa non semplice da definire(liberta'?).Il
finale di poetica indeterminazione è emblematico in questo senso:non si cerca
un punto di vista ma si constata solo il malessere esistenziale del
protagonista ingabbiato in schemi sociali che sente che non gli appartengono e
da cui vuole fuggire nel modo piu'veloce possibile senza neanche la giacca
addosso....Uno dei film piu'belli di Rafelson
…‘Cinque pezzi
facili’ ha la complessità, le sfumature, la profondità del Cinema migliore.
Coinvolge lo spettatore nella vita dei personaggi e lo fa affezionare a loro
anche se i protagonisti non cercano quell’affetto.
Ricordiamo Bobby e Rayette perché sono completamente se
stessi, così incasinati, così bisognosi eppure così coraggiosi nella loro
solitudine. “Una volta che si sono visti personaggi ‘vivi’ come questi, è più
difficile apprezzare dei pupazzi in uno spettacolo di marionette”.
…In un’atmosfera rarefatta e allusiva che si tramuterà
in tipica cifra stilistica della New Hollywood anni Settanta, Cinque pezzi facili tratteggia dunque il profilo di un giovane americano
che sceglie scientemente una propria inquieta deriva. La sua è una fuga da
qualsiasi forma di tradizionale responsabilità. Pure verso se stesso, verso il
proprio talento dimenticato, verso un probabile futuro di generali
apprezzamenti pubblici. Una lenta e sommessa autodistruzione, che sembra
generarsi da un non meglio definito risentimento verso qualsiasi forma di
consesso sociale, famiglia compresa. Bobby continua forse a credere nell’amore
(l’incontro con Catherine), ma con ogni probabilità si tratta più di coazione a
ripetere che di sincera convinzione. Come il fotografo Thomas di Blow-Up (Michelangelo Antonioni, 1966), pure Bobby è destinato
a sparire all’orizzonte. La splendida sequenza finale sta lì a dimostrarlo. In
un piano-sequenza pressoché a macchina fissa che si allunga sui cartelli di
coda Bobby decide di optare per l’evanescenza, per l’evasione finale da
qualsiasi possibilità di interpretazione dell’esistenza umana. Nemmeno il
confronto con il padre può essere risolutivo – ed è del resto significativo che
il padre non possa rispondere, riducendo la confessione di Bobby a un monologo
davanti alla propria indecifrabile coscienza. In un certo senso il personaggio
di Bobby Dupea anticipa le radicali ribellioni del Randle McMurphy di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975). Ne è la premessa, in qualche modo.
Bobby non è ancora sospettato di essere pazzo né viene rinchiuso in un istituto
psichiatrico, ma la ribellione che agita entrambi i personaggi ha radici molto
simili. Randle avrà una maggiore consapevolezza del Potere e, pur in un
territorio ancora allusivo e allegorico, un più diretto coinvolgimento con
istanze contingenti. Bobby si ferma un attimo prima della coscienza.
Percepisce, avverte, vive di intuizioni, mai di vere elaborazioni. Cinque pezzi facili può condividere l’animo contestatario dei suoi tempi,
ma tenendosi lontano dalle sue più dirette implicazioni…
Mi ha fatto tornare voglia di vederlo... ottima segnalazione!
RispondiEliminanon l'avevo mai visto, finora, un film come pochi
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