martedì 23 settembre 2025

Pa negre - Agustí Villaronga

durante la guerra (in)civile spagnola Andreu, un bambino, scopre il mondo dove vive, i franchisti hanno il potere e gli altri vanno sterminati, il padre compreso.

Andreu deve andare a vivere con la nonna, le zie e cugini e cugine, in una di quelle famiglie allargate di un tempo, che si proteggono contro il male.

un film ad altezza di occhi di bambino, che merita molto.

buona (repubblicana) visione - Ismaele



…Il mistero infatti non è il punto centrale del film è viene apparentemente svelato abbastanza presto. Il nodo centrale del film è la figura del piccolo Andreu che è costretto ad abbandonare la sua casa proprio per via di quell'omicidio di cui è sospettato il padre, figura di ribelle quasi romantica, uomo che mette gli ideali addirittura prima della propria vita. Il padre deve fuggire in Francia e lui deve riparare nella casa dei cugini, una casa di sole donne perchè nella Spagna poco prima della fine della fine della Seconda Guerra Mondiale gli uomini o sono impegnati col regime per mantenere l'ordine o sono alla macchia per combatterlo.

In mezzo possono stare solo i malati( vedi i ragazzi del sanatorio, con uno dei quali Andreu stringe amicizia e gli porta da mangiare perchè incuirosito dal mistero delle ali che quello dice di portare dietro le spalle, un'altra figura reale dai contorni sfumati nella fiaba) oppure personaggi come quello del maestro a prima vista innocui però pericolosissimi socialmente per ragioni che vengono spiegate durante il film.
Andreu impara molte più cose dalla cugina Nuria( una tipetta furastica e che ha l'aria di saperla molto lunga nonostante la sua giovane età) che dalla madre.
Il film parte proprio dal suo punto di vista per descrivere una Spagna che sembra essersi fermata al Medioevo, un villaggio fuori dal tempo e dallo spazio come circondato dai fumi delle leggende e dei miti ancestrali in cui i bambini imparano troppo presto cose che non dovrebbero sapere. Mentre i grandi perseverano nell'ignoranza spezzandosi la schiena in fabbrica in un mondo popolato solo di padroni e servi. E anche il piccolo Andreu sarà costretto a crescere molto più in fretta ma ben si adatterà rileggendo l'ambigua figura del padre in un modo nuovo…

da qui


…Pan negro es una película de extremos, sin grises, en la que nos encontramos momentos brillantes y otros que nos hacen recordar los típicos problemas del cine español, y me explico: Villaronga demuestra por un lado, gran talento y capacidad para situar la cámara y retratar la Cataluña de posguerra. Es llamativa la planificación de muchas secuencias en las que queda plasmado un gran trabajo por parte del director en este sentido. Visualmente la película es una autentica maravilla, nada que objetar. Pero todo ese gran trabajo se diluye con un guión mal construido, que no ayuda al espectador a centrarse en la historia, con giros injustificados, múltiples tramas que pululan sin una cohesión y sobre todo, una narración que se centra única y exclusivamente en mostrar el punto de vista de uno de los personajes, Andreu, que empobrece sobremanera el resultado final. Hay situaciones en la película que se me hacen difícil de justificar: la niña que les acompaña a todas partes y que no para de insultar a Andreu y sus primos; el joven leproso que dice ser un ángel; el momento «erótico» en el bosque entre Andreu y su prima… y no son los únicos…

da qui


Il pane nero è senza virtù, né anima, è morto. È la sostanza coriacea e inerte, sporca di miseria, che tocca a coloro i quali, mancando di risorse materiali, sono tenuti moralmente in ostaggio dai potenti, rimanendo nell’impossibilità di seguire i propri principi e coltivare i propri ideali. Tra i beni che sono loro negati vi sono anche quelli fondamentali del rispetto per se stessi, e del diritto a vivere e morire per qualcosa che non sia lo squallido frutto di un compromesso stipulato per sopravvivere. Nella Catalogna del primo dopoguerra, il piccolo Andreu, un ragazzino di campagna, figlio di un’operaia tessile e di un militante comunista, è testimone di una serie di atrocità, viste con i suoi occhi o sentite raccontare dalla gente del villaggio; di queste, però, coglie soltanto la parte dolorosa, quella che le circonda della nobile aura del sacrificio, in cui la vittima è innocente, ed il carnefice non è mai un colpevole in carne e ossa. Culet, il bambino che all’inizio della storia viene fatto precipitare con la carrozza giù da un dirupo, è stato ucciso da un mostro dei boschi di nome Pitorluia, che quasi certamente è un fantasma. Se suo padre viene arrestato ed incarcerato, è soltanto per via della sua fede politica, che lo spinge a lottare per un futuro migliore…

da qui

 

…Questo incipit impressionate e fantastico al tempo stesso, costituisce il presupposto per consentire al bravissimo (e molto premiato in questa occasione) regista iberico Villaronga di calarci perfettamente in quegli anni di oscurantismo, povertà e miseria: un epoca di orrori e massacri visti con gli occhi infantili, disincantati ma lucidi di un bambino, dove la dimensione “dark” di una vita di stenti e incertezze si tinge dei colori accesi e favolistici di una visione gotica in cui le spiegazioni dei misteri e delle morti vengono attribuite alla presenza di un fantasma delle caverne: il tanto temuto Pitourlia che da sempre impaurisce i  bambini del villaggio e che nasce da una brutta vicenda di intolleranza nei confronti di un giovane omossessuale, seviziato e castrato come un maiale dal branco, un'orda assetata di sangue, un manipolo di compaesani ignoranti ed invidiosi.
Povertà, cattiveria ed ignoranza si arricchiscono e maturano fino ad esplodere nel sangue della vendetta premeditata, che si tinge di un alone di mistero e di orrore nella mente e nei racconti dei ragazzi che si trovano a sopravvivere in quei territori aspri ed inaccessibili e che preferiscono trovare spiegazioni nell’irrazionale piuttosto che scendere a patti con la dura realtà che deriva da una vita condizionata dalla miseria e dalla fame  di una società che ha appena superato una guerra per finire nelle morse di una dittatura (e dunque dalla padella alla brace)…

da qui 

 


Nessun commento:

Posta un commento