Liliana Cavani gira una versione senza effetti speciali della vita di Milarepa, l'Himalaya sta in Abruzzo e Milarepa è il "sogno" di uno studente di famiglia proletaria che sta facendo una tesi su Milarepa.
in certi momenti un po' lento, merita però la visione.
buona (proletaria) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
Che anni quegli anni. Alla Cavani venivano proibiti e/o tagliati film dalla Commissione di
censura per ragioni ideologiche (come il Galileo), ma poteva realizzare film come questo che,
oggi, sarebbe censurato dal mercato: sempre che lo potesse realizzare,
resisterebbe nelle sale un giorno e mezzo, a meno che non trovi qualche cinema
specializzato in pellicole new age. A me è risultato un film piuttosto pesante,
anche se interessante nell'illustrare le vie all'illuminazione ed indubbiamente
rifuggente qualsiasi logica commercialmente spettacolare. Certo, è forse troppo
chiedere agli Appennini abruzzesi di interpretare l'Himalaya tibetano: le
nostre cime - mi si consenta la battuta - non sono all'altezza di quelle vette.
Ed anche i discepoli degli yogi tibetani somigliano più a comparse di film di
kung fu o di pirati della Malesia.
…Una Liliana Cavani degli esordi, molto
promettente e trascendente, che ci coinvolge in un viaggio erudito e
affascinante ove il mix tra la cultura tibetana e la natura schietta ed agreste
dei nostri Appennini, riesce a risultare affascinante così come il viaggio tra
le dimensioni temporali che trasformano il giovane laureando in un nuovo
profeta lungo la via per la perfezione e l'armonia.
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