lunedì 8 dicembre 2025

Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan (C'era una volta mia madre) - Ken Scott

una mamma contro il mondo per il suo figlio, nato con un handicap a un piede che gli impedisce di camminare.

naturalmente tutto finisce bene, grazie a una madre abbastanza pazza da non credere a nessun medico, illusa che santa Sylvie Vartan (che nel film interpreta se stessa) farà camminare il bambino.

è come una fiaba, esistono solo Dio, Famiglia e Sylvie Vartan, l'eroina e l'eroe conquistano il sacro Graal.

la mamma (interpretata da Leila Bekhti) è bravissima, sulle sue spalle si regge il film.

anche a Margaret Thatcher, che diceva che "la società non esiste, esistono solo gli individui" sarebbe piaciuto il film.

buona (miracolosa) visione - Ismaele




…Sylvie Vartan è il Jolly che pesca Ken Scott, e lo gioca in un film che nella sua prima parte (fin quando Roland è bambino) è un vero capolavoro di ironia, umanità, simpatia, pathos, allegria.
Nella seconda parte, quando Roland è adulto, il film però si appiattisce, cerca quegli agganci melodrammatici che nel primo tempo aveva così ben esorcizzato impantanandosi un po’ in risvolti narrativi che pure sarebbero stati ben riusciti se solo avessero conservato la freschezza, l’ingenuità, direi la verginità della prima parte.
Leila Bekhti è strepitosa. La madre che interpreta è strepitosa…

da qui

 

C’era una volta mia madre, alla fine, appare come un’inquietante messa in scena elegiaca della triade Dio, Patria e Famiglia, ai tempi del capitalismo spettacolare, fatta passare per innocua commedia dei (buoni) sentimenti. Considerato il periodo storico in cui esce il film – un momento in cui, in Europa, si ritorna a parlare di guerra e valori tradizionali, mentre reazionari di varia natura sfruttano il richiamo delle ragioni del cuore e del primato del principio famigliare su quello sociale – appare inquietante come il cinema, velocemente, stia già producendo opere allineate, non tanto alla lettera politica, ma proprio allo spirito dei tempi. Insomma se va così in Francia – la produzione è francese – attendiamo il ritorno dei telefoni bianchi in Italia – se mai se ne fossero andati.

da qui

 

…Ken Scott costruisce un film veloce (poco più di un’ora e mezza), drammatico ma del tutto godibile per via dei numerosi inserti leggeri e/o comici; il cui messaggio passa per ogni tipo di platea, anche se la cura dei dettagli (nella fotografia, nella sceneggiatura) è davvero alta, tanto da soddisfare pure palati esigenti.

Eccezionale è il trucco: i genitori del protagonista invecchiano così alla perfezione.

Ma ottimi sono pure i costumi, fondamentali nel rendere vicino e credibile un passato come quello dell’infanzia del protagonista, tra gli anni ’60 e ’70.

Un eccellente – e per nulla retorico - lavoro psicoanalitico e transgenerazionale, incastonato nel mezzo secolo di storia vissuta. Con tutta la peculiarità di ebrei francesi di origine marocchina, vittime dunque anche di discriminazioni coloniali.

da qui



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