giovedì 16 ottobre 2025

San Damiano - Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes

anche quarant'anni fa, quando dovevo prendere un treno dalla stazione Termini, c'era una popolazione di barboni (che adesso si chiamano homeless) che stava lungo i binari e nelle sale d'aspetto, oltre che sui marciapiedi.

il film racconta delle piccole storie, filmando e facendo parlare delle persone, che hanno finalmente un nome, e sono uguali a noi che non siamo barboni, solo più sfortunati, come Alessio, un tossico che dalla Sardegna si è spostato a Roma, fra droga e alcool viveva, all'epoca del film, in zona stazione.

guardandoli e ascoltandoli si vede che hanno tanti bisogni, ma i pochi che li seguono da vicino sono solo i poliziotti, questo viene offerto loro, sono trattati come scarti umani .

la persona centrale del film è Damiano, un polacco che non ha fatto il papa, e anche la sua innamorata, Sofia.

un film sorprendente, dopo averlo visto Fabrizio De André avrebbe trovato a quelle persone un posto in qualche sua canzone. 

in poche sale si può ancora vedere il film, cercatelo, non sarà tempo perso, promesso.

buona (barbona) visione - Ismaele



 

San Damiano sembra non avere limiti, né confini e quelle immagini, reperti di storie viventi, sembra non siano più tabù da rompere o storie personali che debbano essere taciute. Un film che si avvale di una sincera libertà creativa che è davvero rara, in una stabilità che non si incrina neppure davanti ad un possibile eccesso. C’è una sorta di purezza che lo attraversa e c’è una verità che lo ha ispirato. Il disagio alcolico e psicologico di Damiano diventa vitale e così quello degli altri protagonisti del film. Sofia che sogna una vita da donna sposata, Dorota, Costantino e, gli altri appaiono come una nuova forma di convivenza, senza idealizzazioni, senza falsa retorica, ma solo una specie di rimbalzo da ciò che accade nel vero per diventare evento emotivo per lo spettatore. Forse non c’è più nemmeno la ribellione, ma solo l’adattamento ad un mondo parallelo, così invisibile che c’è bisogno del cinema per svelarlo.

da qui

 

Damiano è un ragazzo dal cuore puro e dalla grande sensibilità. Nonostante le numerose difficoltà, egli non ha mai smesso di credere nei suoi sogni. Insieme a lui, l’inseparabile Sofia – giovane donna dal passato difficile, perdutamente innamorata di lui – Alessio e molti altri amici e conoscenti, persone che trascorrono nei pressi della stazione intere giornate, ora soltanto per un breve periodo, ora per un tempo indefinito (di molti di loro, di fatto, già al termine delle riprese non ci sono state più notizie)…

da qui

 

Damian è una mina vagante, un diamante grezzo, un convoglio di energia rabbiosa e creativa che vaga oscillando tra euforia e disperazione, è violento, gentile, delicato e divertente. I personaggi che incontra sono presentati in maniera vivace e partecipe, con un azzeccato rimando all’iconografia dei santini. Facciamo così la conoscenza di Sofia, Alessio, Constantino, che intrecciano le loro esistenze attraverso strane relazioni non convenzionali e non codificate. Stupisce l’elemento di straordinaria giocosità infantile che accomuna tutti i personaggi: anche gli occhi appannati e ottenebrati dall’alcol e dalla droga nascondono, in fondo alle pupille, un barlume impetuoso. Questi sono fantasmi che hanno abbracciato la fugacità della vita, quasi senza memoria del proprio passato, ma decisi a tenersi stretta un’esistenza che ora rappresenta un intero universo, e che abbraccia tutta la gamma delle sensazioni umane. Le relazioni si compongono, anche qui, di elementi primitivi quali l’affetto, la vicinanza, la consolazione, l’aggressività…

da qui


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