giovedì 29 ottobre 2020

Swimming Pool - François Ozon

succedono tante cose, o forse poche. citazioni di tanti grandi autori per un film di Ozon, che sempre è una sorpresa.

un po' giallo, un po' no, un po' freddo, ma a tratti bollente, è un film che si fa vedere bene, con continui piccoli o grandi colpi di scena.

il significato ognuno se lo dà da se, di sicuro a Ozon piace giocare.

non è capolavoro, ma un esercizio di stile (e che stile!) sì. 

buona visione - Ismaele


 

 

 

 

 

Due attrici magnifiche e sensuali come Charlotte Rampling e Ludivine Sagnier al servizio di una storia che dietro l'apparente semplicità di partenza nasconde inquietudini morali e psicologiche che oscillano tra il dramma e il thriller con perfetto equilibrio, spruzzando di vibrante erotismo una narrazione intensa e stratificata. Ozon ci regala in Swimming Pool immagini di prorompente sensualità e intesse un'atmosfera che si rifà non poco a certe opere bergmaniane (PersonaL'ora del lupo) per un racconto in costante bilico tra sogno e realtà che trova nel magnetico colpo di scena finale la miglior conclusione possibile.

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La villa silenziosa e parzialmente arredata, la vegetazione – un prato deliziosamente uniforme (destinato a farsi più frastagliato) su cui spicca un fiore rosso, una goccia di sangue (più gocce di sangue?) – che sprofonda nel liquido abbraccio della piscina, celata da un telo grigio che potrebbe anche nascondere cose molto cattive, un surreale materassino (rosso) e una sobria sedia a sdraio, echi sadiani (Julie come Juliette?), mosse incompiute, vitree sovrapposizioni. Hitchcock, Buñuel e Resnais sono gli invitati d’onore al party in pieno sole, ma il regista possiede una tale maturità di sguardo e un potere ipnotico tanto suggestivo e personale che è possibile definire Swimming pool un Sotto la sabbia immerso nel grottesco proteiforme di Sitcom e nella sinuosa claustrofobia di Gocce d'acqua su pietre roventi: l’en plein air è appena un miraggio (l’enigmatico teatro delle ombre conclusivo), alimentato dai lampi di un eros umorale, unione estrema di desiderio e minaccia (Amanti criminali). Allucinazione irresistibile, che flirta con i manierismi e, senza lasciarsi soffocare, li fa a pezzi per ricostruirli collocandoli nel proprio squisito arabesco di tensioni furtive e orrori (in)sospettabili. I fan della storia, della logicità, dell’immediato riconoscimento referenziale (“non sono la persona che lei crede”) faranno meglio a rivolgersi ad altri autori e/o editori.

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La verità in Swimming Pool è solo una questione di punti di vista. Il meccanismo metanarrativo è servito in maniera chirurgica, per occludere gli spazi interpretativi e aprire l’abisso alla psichedelia. L’unica verità possibile è che tutto il film sia un’allucinazione della scrittrice Rampling. Ma se si accetta l’operazione di rielaborazione al contrario del film, forse si può aspirare a ritrovare le tracce di un noir insolito che seduce e indispettisce. A prima vista non sembrerebbe, ma dietro allo Swimming Pool c’è un horror nascosto, può anche darsi che si tratti di una furba operazione postmoderna fatta da chi non crede più alla narrazione tradizionale. Ma pur di sfuggire al deja-vu l’unico modo che ha trovato Ozon è stato quello di stilizzare l’imprevedibile catarsi delle identità.

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"Swimming Pool" is more of a conventional thriller than those two--or if it is unconventional, that is a development that doesn't affect the telling of most of the story. After it is over, you will want to go back and think things through again, and I can help you by suggesting there is one, and only one, interpretation that resolves all of the difficulties, but if I told you, you would have to kill me.

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La programmatica sfilacciatura della trama, i frequenti puntini di sospensione, il finale fin troppo enigmatico privano “Swimming Pool” di coesione e frustrano le aspettative di uno spettatore sempre troppo orientato allo scioglimento dell’intreccio. Cinema “aperto” per definizione, graziosamente irrisolto, dove l’onirismo è costituzionale e introiettato nei personaggi e nelle immagini stesse, il crossover di generi e registri è dato per scontato, i misteri sono destinati a rimanere tali, quello di Ozon conquista chi dal cinema richiede la purezza e la forza del “momento filmico”, slegato dalla necessità di spiegazioni (i lenti carrelli sul corpo della ragazza, la naturalezza di una serata fra canne e balli, il bunueliano gioco di atti mancati sono pagine filmiche che vivono di luce propria), e anche quando delude per la sua imperfezione, per i suoi spunti lasciati a prendere il sole a bordo di una piscina, per le sue troppe false piste, incanta ed ipnotizza come un “giallo dell’anima”.

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In questo notevole Swimming Pool del 2003 sembra inizialmente addentrarsi in un mystery alla Agatha Christie con venature hitchockiane, per poi virare sulla dialettica realtà-rappresentazione, sullo scambio tra vero, verosimile e finzione, sull’arte come imitazione della vita e la vita come imitazione dell’arte…

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