giovedì 22 ottobre 2020

Blood - Nick Murphy

una storia che sembra già vista, ma sempre nuova.

due fratelli poliziotti, figli d'arte, diventano sceriffi, carnefici e assassini.

e quando si accorgono di cos'hanno fatto è troppo tardi, il mondo gli crolla addosso, tutti i sogni, speranze, progetti vanno a quel paese.

bravi attori e tragici paesaggi.

non sarà un capolavoro, ma non fa male, anzi... - Ismaele


 

 

 

 

Magistralmente supportato dalla fotografia di George Richmond e dalle musiche di Daniel Pemberton, Blood mostra qua e là qualche crepa nei dialoghi, prevedibili e privi di spessore, ma recupera ampiamente con le interpretazioni di un cast tutto anglosassone. Accanto alle ottime prove di Paul Bettany e Graham, si distingue la recitazione asciutta e decisa di Mark Strong, perfetto nella parte del solitario Robert. Splendide le panoramiche dell’isola, metafora di una realtà sospesa, lontana dalle regole sociali e per questo “adatta” ad ospitare crimini che rimangono impermeabili allo sguardo della comunità. Murphy avrebbe potuto osare qualcosa di più, nell’intreccio (a tratti un po’ piatto) come nello studio del protagonista, ma è riuscito comunque a dar vita ad un thriller di tutto rispetto, un poliziesco psicologico dai risvolti tanto amari quanto morbosi.

da qui


 

…Il sangue non è solo quello che scorre, il sangue è anche quello che lega i padri ai figli, nel solito continuo altalenante rapporto di amore/odio reciproco. Siamo ben lontani dal cinema di Clint Eastwood o di Paul Thomas Anderson, molto ben lontani. Ma il tentativo di Murphy è proprio quello di andare in quella direzione. Non ci riesce, quasi nessuno può.

Il risultato non affonda nella mediocrità, però. Grazie a Paul Bettany e Stephen Graham, capaci di dare peso e gravità ai due fratelli ed alla loro crisi irreversibile; e all’uomo-garanzia, Mr. Mark Strong, come sempre bravissimo, e perfettamente a suo agio nel ruolo del malinconico e solitario giustiziere.

Blood non ci dice quasi niente, ad essere sinceri. Quello che ci frega, a noi, è che amiamo il genere. E un film così, con queste facce, questi posti, questo vento, noi siamo praticamente costretti ad apprezzarlo. Voi potete anche ignorarlo, non vi perdete niente.

da qui

 

Finale prevedibile, ma impreziosito della bellezza di una location magica, Hilbre Island, soggetta all'andamento delle maree e separata dalla terraferma per lunghi periodi di tempo. Questo paesaggio lunare, immortalato dalla bellissima fotografia di George Richmond, connota uno spazio atemporale in cui dimora una comunità isolata e protettiva. Un purgatorio sospeso, separato dal resto del mondo, in cui si consuma una battaglia tra giustizia e onore, tra senso di colpa, verità e menzogna.

da qui

 


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