domenica 20 marzo 2016

Suffragette – Sarah Gavron

strano, in questi giorni in cui c'è chi fa la campagna perché al referendum del 17 aprile non si vada a votare (per far mancare il quorum), che appaia un film che ricorda come le donne hanno lottato per avere il diritto al voto, anche a costo della vita, provando la galera e i manganelli, tra le altre cose.
la sceneggiatura è di Abi Morgan, già sceneggiatrice di Shame con Steve McQueen, dove appariva Carey Mulligan, che qui è la protagonista.
il film è abbastanza documentaristico, forse un po' freddo, interessante la ricostruzione della lotta delle suffragette.
altrettanto interessante è la descrizione del dispositivo poliziesco repressivo (guidato da Brendan Gleeson), antenato di quelli odierni, sorvegliare e punire (come qui, o non punire, come qui).
un film da vedere, anche per ricordare come può avere successo una rivoluzione (quando i cervelli non sono spenti) - Ismaele







Poderoso sul piano scenografico (riflesso del desiderio d’autenticità della Gavron), piacevole sul piano narrativo. Nonostante Suffragette sia un film storico, non appare in nessun modo polveroso o stantio, vantando una piacevolezza sospesa fra lo struggente e il liberatorio. Sarah Gavron “accarezzava” da molto tempo il sogno di realizzare un film sul movimento delle “Suffragette”.
La rappresentazione della donna così tormentata, “stuprata” coscienzialmente da un indomabile potere maschilista, funziona sotto tutti i punti di vista. Far trasparire questa crudezza, datata (ma anche no), è una scelta ponderata all’unanimità dalla stessa regista bretone e da ambedue le produttrici…

Suffragette è il classico film sospinto da nobilissime intenzioni – persino urgente e necessario nonostante il trapassato remoto – e sostenuto da un cast superbo, ma destinato a storcere gli occhi dei critici e degli spettatori: s’intende, quelli devoti al mezzo cinematografico, e non al mero megafono contenutistico.
Per farla breve, la regia non c’è: le Suffragette erano organizzate, Suffragette è spontaneistico.
da qui

Mélange di tutte le suffragette britanniche, Maud Watts è interpretata da un'attrice capace di esprimere le sue evoluzione sottili, le emozioni di un'eroina dentro primi piani instabili in cui emerge la presa di coscienza e da cui sembra pronta a fuggire verso un impegno che le farà perdere impiego e famiglia. L'epifania toccante di Carey Mulligan si accompagna alla solidarietà militante dell'operaia tribolata e magnifica di Anne-Marie Duff e alla determinazione della farmacista di Helena Bonham Carter, che rende omaggio, non solo nel nome, a Edith Garrud e alle sue jiu-jit suffragettes. Professionista delle arti marziali, Edith Garrud organizzò dal 1913 dei corsi riservati esclusivamente alle donne incoraggiandole a difendersi dai poliziotti durante le manifestazioni duramente represse. Icona, fuori e dentro lo schermo, è Meryl Streep a incarnare Emmeline Pankhurst in una breve ma vigorosa apparizione perché Sarah Gravon al biopic su una donna straordinaria dentro una causa straordinaria, preferisce la vicenda di donne ordinarie, operaie che hanno incarnato l'avanguardia del cambiamento in grembiule o gonne lunghe. Morte sotto i colpi della polizia, arrestate, alimentate con forza a causa dello sciopero della fame, dopo quarant'anni di campagne pacifiche, che ottengono soltanto promesse infrante, le suffragette abbandonano la compostezza indulgente e decidono per la disubbidienza civile, senza esitare a ricorrere ad azioni radicali e violente. Ma sono donne e non lo fanno con leggerezza, diversamente dai terroristi che uccidono innocenti, colpiranno soltanto sedi vuote ma distinte per attirare l'attenzione sul movimento e la causa…

Raccontare il passato utilizzando il linguaggio del documentario (o il presupposto tale), simulando una “presa diretta” sugli eventi storici utile, almeno sulla carta, a ricusare ogni sbavatura retorica. Non è certo questa una scelta di per sé errata, tutt’altro, la regista Sarah Gavron (Brick Lane) vi si attiene però con un rigore quasi auto-castrante, pur di fornire al suo Suffragette uno stile ruvido, privo di ogni prosopopea, in grado di rappresentare una Londra di inizio ‘900 bigia e gretta, ma nella quale serpeggia un impeto di rivolta.
Proiettato in apertura della 33esima edizione del Torino Film Festival, il film della Gavron resta dunque sin troppo fedele alle proprie scelte stilistiche e narrative e finisce per risultare, paradossalmente, piuttosto affettato, ed eccessivamente programmatico. La macchina da presa a mano ondeggia vanamente intorno ai personaggi, sia che questi siano inerti nel loro talamo o intenti in qualche azione sediziosa. Nell’unica scena di protesta poi, una sassaiola contro le lussuose vetrine di Oxford Street, la regista decentra continuamente il nucleo della nostra attenzione, gioca con il montaggio rapido e sul movimento, ma non ci mostra né la rabbia delle autrici di questo gesto dimostrativo, né le vetrine infrante…

…A pesar de ello, a pesar de sus notorios errores de bulto históricos (de los que la muy criticada ausencia de personajes de color es el más visible, aunque no el único), y de la absurda utilización de Meryl Streep como gancho comercial cuando apenas aparece en un cameo glorificado, Suffragette es una película que se hacía necesaria. En un momento en que las desigualdades de género se han hecho más visibles que nunca, que ha visto el surgimiento de absurdos como los “activistas pro derechos de los hombres” o la demonización absoluta de la palabra feminista hasta el punto de provocar que muchas mujeres no quieran identificarse con ella, no está de más recordar que, por desgracia, nada de eso es nuevo. Que, hace más de un siglo, miles de mujeres tuvieron que enfrentarse a los mismos prejuicios, ataques y desprecios –mucho peores, en realidad—. Que feminista hoy es un término tan satanizado como lo fue sufragistaentonces. Y que, aun con todo, las cosas terminaron cambiando. Porque ni los peores ataques, ni las burlas más crueles, pueden detener el avance de la historia. Mujeres como Maud lo sabían, lo hicieron posible. Ahora, la pelota está en nuestro tejado. 

3 commenti:

  1. Bello bello bello!!! E consiglio anche il fumetto di Mary Talbot, che si conclude proprio con una riflessione analoga a quella di Ismaele. In inglese: http://www.amazon.co.uk/dp/B00JWV15LG/ref=dp-kindle-redirect?_encoding=UTF8&btkr=1 In ispagnolo: https://www.amazon.es/Sally-Heathcote-Sufragista-Mary-Talbot/dp/8415724950

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  2. Tu sei ispanofono. Puoi prenderti quello in spagnolo dunque. Merita. Per sapere qualcosa di più: http://fumettomaniafactory.altervista.org/2015/03/8-marzo-in-compagnia-della-scrittura-di-mary-m-talbot/

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