lunedì 9 settembre 2013

Brodeuses (Le ricamatrici) - Éléonore Faucher

due bravissime attrici, una giovane (Claire/Lola Naymark) e l'altra un mostro sacro (Madame Melikian/Ariane Ascaride) incrociano le loro due solitudini e riescono a credere in qualcosa, nel futuro.
un film di quelli che ti conquistano, da (ri)cercare, sarà una bella sorpresa - Ismaele



Film d’esordio, premiato alla Settimana della critica di Cannes 2004, è la storia di un doppio apprendistato e di uno scambio. In casa Melikian Claire impara un mestiere e le sue sfumature, ma anche a entrare in rapporto col mondo, ad accettare la vita. Salva la sua maestra da un tentativo di suicidio dopo la morte recente dell’unico figlio maschio e in cambio impara da lei ad amare il bambino che le cresce nel ventre. La riuscita di questo film tattile all’insegna di una semplicità concisa e meticolosa nasce anche dalle 2 interpreti che fanno pensare a un accostamento di colori: il rosso dei capelli di L. Naymark, con la sua selvatica e maliziosa energia, si sposa con la sagoma funerea di A. Ascaride. Se mai esiste una scrittura femminile nel cinema, Le ricamatrici ne è un esempio…

Eléonore Faucher sait décidément ce qu'elle fait. Chaque plan, chaque lumière, chaque seconde devient une petite merveille pour les yeux et pour le cœur. On déborde de joie en voyant Claire s'envoler au vent des chansons de Louise Attaque, on partage son angoisse face à cette grossesse non-désirée. La toute jeune Lola Naymark montre à la perfection que le métier d'actrice est décidément fait pour certains.

alcuni critici hanno definito "Le ricamatrici" un film post kieslowskiano. Questa somiglianza salta all’occhio osservando lo stile (l’importanza degli oggetti simbolici, le corrispondenze, i colori ed i riflessi) ed i contenuti (il delicato racconto dei vissuti, i temi sociali affrontati senza retorica). Ci sono poi dei parallelismi più profondi tra la storia di Claire in "Le ricamatrici" e di Anka in "Onora il padre e la madre"…

Con il suo primo lungometraggio, premiato alla Semaine de la Critique di Cannes 2004, Eléonore Faucher mostra che è possibile fare un film di sentimenti senza finirne preda. L’ennesima storia di edulcorata sorellanza si tramuta, nelle mani della regista, nel telaio di una messinscena di ghiacciato e vivido splendore: in un paesaggio livido, in magico equilibrio fra il peso della realtà e l’astrazione del sogno, un pugno di personaggi affronta in muto e febbrile isolamento l’elaborazione di un lutto (diversi lutti, a dire il vero, ma intimamente connessi: la gravidanza di Claire è frutto di un incidente al pari della morte del figlio della signora Mélikian, morte di cui si sente responsabile il giovane Guillaume, non indifferente allo schivo fascino di Claire)…

The imagery of a scarved Claire working alongside Madame Melikian conjures up Vermeer and Lola Naymark, making her debut in a leading role, would have made an apt pupil for the Dutch master. She gives an extraordinary performance and will undoubtedly have French talent scouts knocking at her door. Alongside French veteran Ariane Ascaride, the unorthodox relationship comes alive and will provide a treat for anyone longing for a look at the quieter, yet infinitely interesting, side of life.

2 commenti:

  1. Veramente bello. Lo vidi per caso, senza saperne nulla, solo perché tra le protagoniste c'era la bravissima Ariane Ascaride, la moglie del grande Guédiguian.

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  2. Ariane (con una erre) Ascaride è brava anche nei film fuori Marsiglia:)

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