martedì 13 marzo 2012

Moebius - Gustavo Mosquera

A partire da un racconto di una decina di pagine, Gustavo Mosquera nel 1996 ha girato un film  con studenti della Universidad de Cine di Buenos Aires.
Il risultato è strepitoso, l’ho visto la prima volta grazie a Fuoriorario di Ghezzi (sempre sia lodato), una decina di anni fa, rivisto oggi dico che è un capolavoro, da non perdere - Ismaele

qui tutto il film, in italiano:



Un intero convoglio della metropolitana scompare con tutti i passeggeri mentre percorre i tunnel sotto Buenos Aires, le autorità che cercano di rintracciarlo nelle labirintiche gallerie che si dipanano sotto la metropoli brancolano nel buio. Si rilevano tensioni elettriche là dove il treno dovrebbe passare, segnali semaforici che segnalano il passaggio di quello che a tutti gli effetti pare essere un treno fantasma. Viene così chiamato Daniel Pratt: giovane topologo  ed ex studente del principale progettista della rete metropolitana. Pratt scoprirà presto che dietro alla sparizione del treno, ma anche a quella del suo ex professore, c'è una teoria tanto inquietante quanto difficile da credere. Nonostante lo scetticismo delle autorità proseguirà con le sue indagini fino a scoprire cosa si cela dietro la misteriosa scomparsa del convoglio e dei suoi passeggeri…

Meoebius, ovvero come ricercare l'oblio di se stessi piuttosto che sopportare l'ottusa sordità, in malafede e fascista, delle autorità e della comunità incredula, e condire questa sconsolata discesa negli inferi con elementi degni di un thriller, costruito un po' "scolasticamente" da inquadrature esaltanti con maestria i profili degli enigmatici protagonisti, attraverso un sapiente uso di tutta la sintassi a disposizione del cinema, alternate a gustosi e frenetici montaggi di soggettive del convoglio protagonista del film, raddoppiato da una giostra che ribadisce in miniatura il sistema chiuso e cortocircuitante della "tube" argentina, e contrapposte in un ossimoro rivelatore pronunciato sulla battuta che evoca la velocità del pensiero, mentre le immagini rallentano in uno slow motion troppo riconducibile all'immaginario che percorre da vent'anni le modalità di ripresa della disperazione e del dramma della desapareción per non risultare riferimento evidente…
Degno di Solanas e Agresti. Forse ancora più efficace perché nonostante la evidente metafora adotta un linguaggio più accattivante e soluzioni sempre diverse per documentare situazioni, le più disparate eppure tutte unite da un comune tono cupo: l'atmosfera della subway anticipa l'assenza di speranza finale, pur mantenendo viva la volontà di denuncia della distruzione di una generazione.

2 commenti:

  1. strepitoso questo film, bisogna diffonderne la conoscenza il più possibile!
    sempre sia lodato Ghezzi :)

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  2. lo associo a "Pi greco il teorema del delirio", di Darren Aronofsky, li avevo visti nello stesso periodo a Fuoriorario, registrati naturalmente.
    brillano nella memoria, cose uniche

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