giovedì 8 dicembre 2011

Il club degli imperatori - Michael Hoffman

il paragone con "L'attimo fuggente" rende questo film una cosetta da poco.
soprassedo al paragone ed elenco qualcosa di positivo:
Kevin Kline è bravo, sempre uguale magari, 
appare in un ruolo importante Emile Hirsch, che poi sarà Chris (Supertramp) in "Into the wild", 
la storia è quella di un college dove successo e inganno, etica e competitività sono le parole chiave.
è apparso anche nelle sale italiane, senza grande successo.
a me non è dispiaciuto - Ismaele




 Il film di Michael Hoffman (Un giorno per caso, Restoration, Sogno di una notte di mezza estate) inevitabilmente ci riporta con la memoria all'Attimo Fuggente di Peter Weir, poiché moltissimi sono gli elementi che accomunano le due pellicole: dai personaggi, all'ambientazione, ai sentimenti e i valori trasmessi. Ma il film, seppur ben confezionato, è un pò meno riuscito, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi: eccetto il professore, gli allievi, la donna amata da Hundert, il padre di Bell, sono archetipi appena delineati, alla stregua di caratteri, già visti da tempo per farli nostri nuovamente. Più interessanti sono gli interrogativi veicolati dal film: cosa significa vivere una vita etica? Fino a che punto le nostre scelte ci distinguono e incidono su quello che siamo? Come orientarsi tra una vita "ideale" condotta secondo principi sani e immortali e la vita "reale", dove volgarità e disonestà dominano, soprattutto in ambito politico? Se avete un pomeriggio da dedicare a questo genere di riflessioni, Il Club degli Imperatori è il film che fa per voi. Kevin Kline poi non delude mai.


…Nonostante un inizio stile "Attimo fuggente", questo film ha dalla sua il fatto di servirsi delle convenzioni visivo-narrative della più rasserenante commedia americana per raccontare, in parallelo alla storia buonista dei più umili compagni di classe, la ferocia e l'irrecuperabilità del male, che nel film viene associato al mondo della politica. Come se per gli americani non restasse altro che autogovernarsi...Sta in questo dualismo il meglio di un film comunque "nato per piacere".

"Il club degli imperatori" vuole essere un film provocatorio, ma si lascia trascinare dalla corrente del buonismo, mostrando come il professore sia riuscito lo stesso a svolgere il suo ottimo lavoro con tutti gli altri allievi, divenuti poi uomini di successo. La realtà, però è un'altra: solo i più scaltri hanno più possibilità di farsi strada e il personaggio di Sedgewick rappresenta in pieno questa categoria di uomini senza scrupoli.
Un confronto con "
L'attimo fuggente" viene quasi automatico. "Il club degli imperatori" è più vicino a noi perché gioca a fare paralleli con il mondo in cui viviamo, ma il suo enorme deficit sta nella sua scarsa illuminazione. Manca quella scintilla vitale che dovrebbe tenere in piedi il film. Prendiamo il professor Hundert, interpretato da Kevin Kline: dovrebbe essere in simbiosi coi suoi studenti, invece è un freddo stoccafisso, distaccato, che dà a tutti del lei e che basa le sue lezioni su conoscenze nozionistiche. Dov'è la sua anima? Dov'è la sua complicità con gli studenti?

Chi vuol essere milionario? La Tv a quiz entra prepotentemente nel cinema drammatico, alzando un po’ il livello delle domande (la storia antica di romani e greci), ma abbassando inesorabilmente quello di un film che riparte dell’Attimo fuggente, “ispirandosi” al mediocre e scontato racconto The Palace Thief di Ethan Canin. E dunque: il professore “tuttodunpezzo” dall’etica infrangibile e dai metodi d’insegnamento poco ortodossi; lo studente figlio di papà che si fa un baffo di regole e costrizioni e provoca sussulti “rivoluzionari” (nella sua stanzetta campeggia – in tre lingue! – il poster di Fino all’ultimo respiro di Godard); il preside buono ma capace di chiudere un occhio su certe malefatte; e il collega che, dietro le spalle, cova rancori preparandosi a simpatiche pugnalate. Tutto già visto e inzuppato in una retorica da diessini contemporanei, con Kevin Kline che si commuove ogni secondo e perde il suo personale gioco a premi con il Robin Williams della pellicola di Weir…

2 commenti:

  1. Concordo, non c'è assolutamente paragone con un film come L'attimo Fuggente, così ricco di pathos e capace di emozionare anche dopo averlo rivisto centinaia di volte. Capitano, Oh mio capitano!

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  2. immagino che un film così, dopo la crisi finanziaria-economica del 2001 (falsi in bilancio, ecc.), avesse un obiettivo "etico-morale".

    ma sono del tutto d'accordo che il prof. Keating è inarrivabile.

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